Nelle ultime settimane abbiamo passato molto tempo a casa per colpa della pandemia da Covid-19, abbiamo avuto molto tempo per andare a zonzo sul web e vedere chi o cosa potesse esserci di interessante o che potesse catturare la nostra attenzione. Il nostro amico e poliedrico creativo Tommaso Guerra è riuscito ad “acchiapparci” con le sue pubblicazioni quotidiane sui social dei progetti che aveva realizzato, un posting cadenzato e finalizzato al lancio del remake del suo sito o meglio del suo portfolio. Così abbiamo deciso di fargli un paio di domande per saperne di più ma anche per andare a scandagliare quella che è la sua vena trasformista di artista, un creativo davvero a 360° che passa dall’illustrazione alla scultura, dall’urban art all’interior design.

1) Ciao Tommaso, seguendoti da un po’ di tempo conosciamo la tua versatilità e la trasversalità della tua arte. Qual è stata però la prima disciplina con cui ti sei espresso? E quale quella che stai prediligendo in questo periodo e sulla quale stai portando avanti una personale ricerca?
Avevo poco meno di 20 anni quando ho iniziato a lavorare come grafico in piccoli studi romani, studiavo molto e mi appassionai prestissimo alle tecniche di comunicazione e marketing. Il mio era il sogno di tanti creativi, quello di fare carriera in pubblicità. Ho lavorato come art director frequentando diverse agenzie e trattando diverse tipologie di prodotti.
Leggevo Séguéla, Ogilvy, le edizioni Fausto Lupetti, ero abbonato ad Archive (te lo ricordi?), sognavo una creatività coraggiosa e campagne da Cannes. Dopo 12 anni ho capito che il percorso forse non era quello giusto, le occasioni di trattare brief interessanti erano pochissime rispetto al tempo, alle notti e all’impegno che davo in questo lavoro.
L’esperienza in questo settore mi ha aiutato a maturare e definire un metodo di pensiero e di lavoro utilissimo per l’approccio di ogni tipo di progetto creativo. Sapere dosare attentamente estro e pragmatismo.
La personale ricerca artistica, che ho continuamente portato avanti parallelamente al lavoro, è stata sempre molto variegata. Se non in rari momenti, non mi soffermo per molto tempo su un materiale o su una specifica tecnica. All’inizio ero più affezionato a concetti sociali e soprattutto tendevo a realizzare opere ‘chiare’, in grado di conservare e trasmettere un pensiero nella maniera più limpida possibile. Con il tempo ho svincolato il mio lavoro da quella sorta di responsabilità e tecnicità comunicativa ed ho iniziato a trattare concetti più astratti. Posso lavorare per mesi alla realizzazione di una scultura o di un particolare oggetto, guidato dal solo desiderio di vederlo realizzato. Un pensiero comune che è alla base di questi recenti lavori è spesso il rapporto tra estetica e funzione. La nostra cultura ci ha circondati di oggetti belli. Anche lì dove un prodotto ha come unico scopo quello di semplificare il nostro lavoro o la nostra vita, l’industria sente la necessità di estetizzare la sua forma. Osservo con curiosità quell’oggetto la quale estetica risponde esclusivamente alla sua funzione.

2) In questo periodo di lockdown oltre a lavorare sul tuo nuovo sito, che hai lanciato da poco, ti abbiamo visto pubblicare sui social ” un progetto al giorno” , cogliamo l’occasione per chiederti: come hai passato le giornate durante questa quarantena da Covid19?
Uno dei vizi da cui sto cercando di liberarmi, è quello di considerare me stesso in base al mio lavoro o la mia produzione, in quest’ottica questi mesi sono serviti anche come terapia. Ho seguito pochissimi progetti e ad ognuno ho dedicato più attenzione e dedizione. Il mio nuovo portfolio on line, la serie di illustrazioni ‘New fetish’, alcune illustrazioni per libri sull’infanzia e poco più. Per il resto ho vissuto giorno per giorno evitando di fare ipotesi sul futuro, ho avuto la fortuna di trovarmi in Polonia dove comunque ho sempre potuto fare lunghissime passeggiate in parchi e boschi. Credo che per quanto lungo, dimenticherò presto questo periodo, é stato così assurdo che lo ricorderò come un sogno. Ma in fondo un bel sogno.

3) Di pari passo con il forte trend di quella che forse potremmo definire come la nu-era della ristorazione pop, in particolar modo a Roma, sei tra i creativi più richiesti dai locali di successo per quanto riguarda la wall decoration: ci puoi raccontare di più su questa scena dal tuo punto di vista e sulla stessa attività di interior designer, oltre che di illustratore, che hai portato avanti?
In effetti fui tra le prime persone in Italia a cavalcare un certo stile di illustrazione. Ero molto attento all’utilizzo ed allo studio della tipografia. Per lo più disegnavo lettere e parole che di funzionale avevano solo l’alibi. Ero abbastanza apprezzato tanto da avere anche ricevuto diverse commissioni dall’estero, in Canada ma anche New York e Londra. insomma in quel periodo sembrava che fossimo in pochissimi a fare questa cosa. Forse proprio per il fatto di aver vissuto da subito e in prima persona questo trend, presto cercai di rinnovare questo stile per proporre alternative ai miei clienti. Provai diverse tecniche ed abbandonai l’utilizzo della tipografia. Ho iniziato a dipingere con le dita sporche di vernice, oppure grattando via parti di muro o intervenendo con vere e proprie istallazioni.
Passare dalle decorazioni su parete all’intera progettazione di interni è stata una fase suggerita da un mio cliente e il passaggio è stato del tutto naturale. Ho iniziato a gestire progetti molto più complessi dove assieme alla pura creatività è necessario gestire aspetti anche molto tecnici. Ho a che fare con una moltitudine di diverse professionalità che partecipano alla realizzazione di questi luoghi. Elettricisti, ingegneri, falegnami, idraulici ecc.
Forse è proprio per questa vastità di aspetti che amo questo tipo di lavoro.

4) Domanda di rito: quali sono i nuovi progetti su cui stai lavorando? E il progetto “sogno nel cassetto” ?
Dopo il blocco di questi mesi stanno ripartendo due cantieri in Italia, si tratta di un ristorante e di una palestra. Entrambi mi piacciono moltissimo e non vedo l’ora di vedere e di mostrarti il lavoro finito. Per il Salone del Mobile di Milano sono state organizzate delle dirette con designer ed artisti, quindi sto preparando una performance in live streaming da Slupsk (città dove mi trovo adesso).
Recentemente ho progettato gli interni di un campus universitario a Firenze. Mi piacerebbe moltissimo progettare un albergo!
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Di seguito ancora qualche immagine del lavoro di Tommaso Guerra:



/ engraving on methacrylate / tr. ‘Erosion and rebirth on Gaia planet’. 2012, Rome






