Torna Breaking Minds, la mia rubrica ospitata da Cotton Mag, che parla solamente di gente giusta, interviste rapide che occuperanno 10 minuti del vostro tempo, ma con cui affronterete la giornata con uno sprint positivo. Il cap V è dedicato a Giuseppe Catanzaro, 28 anni, personaggio istrionico, palermitano e ovviamente figo, ma lascio a lui il racconto.
Buona lettura.
Giuseppe Catanzaro
– Parlami di cosa fai per vivere e di tutti i progetti che porti avanti tra scrittura, musica e comunicazione.
– Allora diciamo che io mi sveglio e vado a lavorare in uno studio legale, accanto al mio lavoro porto avanti la passione e la necessità di comunicare qualcosa, da qui si sono aperte delle finestre. Ho pubblicato un romanzo “Charlie non fa surf” edito da Elliot Edizioni, casa editrice di Roma. Sai, in studio mi ritagliavo dei momenti miei e scrivevo. Il romanzo ha avuto una storia fortunata, non conoscevo nessuna casa editrice, così ho iniziato a mandare mail, ti pare che mando un romanzo per mail e me lo pubblicano? Infatti no. C’erano un paio di case editrici sulla via di casa mia e per loro l’ho stampato e portato a mano. È risultato un gesto simpatico e la ragazza che l’ha preso l’ha iniziato subito a leggere, così ho superato le trafile via mail. È stato pubblicato a gennaio del 2016 ed è stato un anno stupendo, in cui si sono aperte delle opportunità a cascata. Come quando pensi “vorrei fare questo o quello… e poi lo fai davvero”. Adesso sto lavorando al secondo libro, cercando di andare ancora più lontano.
Giuseppe Catanzaro. Charlie non fa surf edito da Elliot Edizioni, 2016
– Accanto alla scrittura, che è forse la tua principale passione, c’è anche la musica.
– Si, infatti accanto alla scrittura si è sviluppata un’altra velleità: la musica. Scrivo canzoni, le metto in musica e conoscendo un po’ il circuito della musica indipendente a Roma cerco di renderla una cosa più seria, cercando di fare un passaggio dal Lo-fi al professionale.
Poi se funziona non lo so, ci vado con i piedi di piombo, mi attengo ai risultati che avrò, se non piace continueremo a prenderci centrifughe a Piazza Bologna :D.
Giuseppe Catanzaro.
Ho speso molto tempo a pensare se effettivamente lavorare in uno studio legale sarebbe stato quello in cui avrei potuto dare il massimo e sentirmi appagato. Ho vissuto con ansia l’idea di fare qualcosa maggiormente collegato alle mie passioni e con il tempo ho capito che mi servivano entrambe le cose: la tranquillità per sviluppare le mie passioni e il ritmo della routine che mi dà equilibrio. Cioè bisogna pure saperla fare la vita da artista, mica è facile, e io sto più tranquillo così.
Sono molto riflessivo, ho capito che voglio coltivare queste passioni ma cercando sempre un equilibrio con tutto il resto.
– Tra i tuoi progetti c’è anche un’etichetta discografica. Come ti è venuto in mente di mettere su un’etichetta? Cioè ti svegli e dici facciamo un’etichetta?
– Ahahah no, Noia Dischi è un’etichetta discografica messa su con un po’ di amici per arricchire ancora di più la mia vita. Anche questo progetto nasce nel 2016.
È sicuramente nata per passione della musica indipendente e per la voglia di sviluppare dei progetti che ci piacciono e ovviamente provare a piazzarli sul mercato, molto saturo in questo periodo, ma speriamo di dare spazio ai nostri artisti.
– Riguardo la tua capacità di comunicare…
– Ci sono persone che sentono forte la necessità di dire qualcosa al resto del mondo, è una voglia innata, ho sempre voluto essere al centro delle cose, far ridere, essere protagonista. Sicuramente ho sviluppato un mio linguaggio, figlio dell’educazione e della cultura personale. Ti costruisci un immaginario e capisci attorno a cosa ruota ciò che comunichi. Quando scrivo un racconto, una canzone, qualsiasi cosa, viene fuori qualcosa che è sedimentato da anni, digerito col tempo, cerco di portare fuori l’idea di “bello” che mi sono costruito. Ognuno sceglie come sviluppare il proprio linguaggio, in qualsiasi ramo dell’arte. Mi sono reso conto di avere un linguaggio molto pop, quindi arriva subito alla gente. Certo, bisogna stare attenti, più si alza il livello di audience più si rischia di abbassare il livello culturale. Non è un discorso di istruzione, soprattutto di interessi. La gente s’interessa all’arte su vari livelli. Per esempio senti una canzone, ti piace e se ti interessa la musica, probabilmente andrai ad ascoltarti i 3 dischi precedenti di quell’autore e quindi svilupperai una capacità di analisi elevata nel campo “musica”. Al contempo il mercato della musica commerciale intercetta un bacino d’utenza che non sviluppa una capacità di analisi elevata ma necessita di fruire in maniera veloce e facile.
È chiaro che l’obiettivo che si dovrebbe avere, con tutti i tipi di pubblico, è di non andare mai sotto una certa soglia di contenuti e costringere il fruitore a non accontentarsi di un contenuto “facile”. Così nascono i movimenti culturali, in tutti gli ambiti.
– ultima domanda di rito: prossimi progetti.
– Come ti dicevo vorrei far crescere tutti i miei progetti, in maniera seria e professionale. È vero che nascono da velleità, passioni, ma portarle avanti è lavoro e c’è bisogno di molta testa. Portare avanti i miei progetti con serenità e soprattutto avere l’equilibrio per fare tutto, tenendo un piede da una parte e uno dall’altra e vedendo cosa ne scaturisce.
– Va bene quindi la prossima volta che ci vediamo mi parlerai del tuo secondo libro!
– Ok ahahah
– Ci tengo!
Giuseppe CatanzaroNoia DischiGiuseppe Catanzaro. Salone Internazionale del Libro di Torino